Zio Paperone e Ebenezer Scrooge: due taccagni per antonomasia, ma anche due personaggi che potrebbero permettere una sorta di remissione dai peccati, con la riconoscenza del buono, della bontà e della magia del Natale. Ed ecco che il binomio si fa perfetto
Quando giungono le festività natalizie, improvvisamente, tutti noi rischiamo di sentirsi sempre più diversi, più buoni, più disponibili verso gli altri, anche qualora la realtà dei fatti sia ben altra rispetto a quella che ci permette di comportarci in tal modo. È una sorta di magia, un “contagio” se vogliamo, al quale la cinematografia mondiale ha influito in modo particolarmente incisivo. In questo senso, un grosso merito si deve al personaggio di Ebenezer Scrooge, protagonista del celebre Canto di Natale di Charles Dickens.
Zio Paperone è un po’ il taccagno per antonomasia, con un cuore votato al risparmio assoluto ma, in alcuni casi, protagonista di incredibili atti di bontà. È interessante notare come il papero più ricco del mondo, non a caso, debba la propria natalità proprio all’ Ebenezer Scrooge di dickensiana memoria: fu proprio a quest’ultimo che il creatore di Zio Paperone, il famoso fumettista Carl Barks, si ispirò per disegnare l’anziano piumato. Non a caso, se il suo nome completo in italiano è Paperon de’ Paperoni, in originale invece, semplicemente, è Scrooge McDuck.