L’iter problematico di attuazione della norma
Non si tratta certamente di una svista voluta dato che le pressioni della genitorialità contemporanea possono portare a gravi dimenticanze come questa ma per la quale le conseguenze possono essere insanabili ed irreversibili. Per questo dopo l’avvio della discussione parlamentare e la promulgazione della legge lo scorso sette novembre 2019 la legge sui seggiolini anti abbandono omologati è diventata realtà. Questa legge dopo il caos di avvio ha finalmente messo nero su bianco quali sono le norme di trasporto dei passeggeri di età inferiore ai quattro anni e quando saranno applicabili le sanzioni previste. La data del sei marzo 2020 è stata individuata dal Decreto Legislativo n° 124/2019 all’articolo 52 e che tutti conosciamo come Decreto Fiscale. La precedente disposizione emanata dal Ministero dell’Interno prevedeva l’obbligatorietà dei dispositivi già a partire dallo scorso sei novembre 2019.
Le sanzioni e le possibili conseguenze
Il primo testo normativo compare nel 2018 con il nome di legge 117/2018. Si trattò di una norma flash, scritta e applicata troppo di fretta per via dei tragici avvenimenti di cronaca nera che avevano lasciato la comunità sgomenta e impreparata a tanto dolore. Alla promulgazione della legge è seguita una moratoria in grado di consentire alle famiglie e al mercato di adeguarsi a questa nuova esigenza di acquisto per l’auto: il seggiolino anti abbandono. A partire dal sei marzo, quindi, gli automobilisti sprovvisti di determinati requisiti rispetto ai seggiolini antiabbandono potranno essere multati con sanzioni che vanno dagli 81,00€ ai 326,00€ oltre alla decurtazione di cinque punti dalla patente.
Il bonus, le omologazioni e gli altri dubbi
Nonostante la chiarezza delle sanzioni manca una reale conoscenza da parte degli interessati circa l’omologazione e la sicurezza dei dispositivi prontamente messi in vendita dai marchi che operano nell’universo del bambino. Con il decreto sono stati stabiliti anche i requisiti per l’ottenimento del bonus di acquisto per il nuovo dispositivo ma che, paradossalmente, non è assegnato in base al reddito ma secondo la formula del “chi prima arriva se ne impossessa”.
Difatti il Governo ha stanziato solo cinque milioni di euro per un contributo singolo di trenta euro a famiglia. La modalità di richiesta prevede la sottoscrizione di una richiesta dopo la quale seguirà una procedura di invio del bonus ma solo se questo sarà ancora disponibile. La possibilità di richiesta è stata già aperta sul sito del Ministero dell’Interno a partire dallo scorso 20 febbraio ed è soggetta a disponibilità limitata, ovvero sino all’esaurimento del fondo stanziato di cinque milioni di euro.